Pubblicato il 15 Settembre 2022

I rinforzi involontari e l’esempio negativo aumentano il rischio di infortuni

I rinforzi involontari e l'esempio negativo aumentano il rischio di infortuni

A cura dell'Ing. Riccardo Borghetto, CEO di Lisa Servizi

La maggior parte dei lavoratori e dei manager non è consapevole che il loro comportamento può rinforzare il comportamento a rischio degli altri lavoratori e aumentare la probabilità degli infortuni.

Accade ad esempio quando un lavoratore in ambiente di lavoro, per scherzo, compie volutamente uno o più comportamenti a rischio, alla ricerca della battuta e della risata da parte dei colleghi.

Se questi sorridono o semplicemente pongono attenzione immediata a chi si sta comportando a rischio, senza saperlo, stanno rinforzando un comportamento a rischio, aumentando la probabilità che lo stesso comportamento aumenti di frequenza e accada di nuovo. Possiamo parlare di bravata, gioco. Alle volte è sufficiente un’occhiata compiaciuta o un cenno del capo per dimostrare apprezzamento di quel comportamento.

Di seguito riportiamo una riflessione sull'argomento del CEO di Lisa Servizi, esperto di BBS e Sicurezza Comportamentale: l'Ingegner Riccardo Borghetto

La parola all'esperto di BBS, l'Ing. Riccardo Borghetto

Mi ricordo quando avevo circa 20 anni e lavoravo al mercato del pesce di Venezia. Tra i lavoratori che scaricavano il pesce c’era una specie di gara tra il più forte. Un lavoratore si era arrampicato su un nastro trasportatore fermo e si teneva a testa in giù. I colleghi lo guardavano con ammirazione rinforzando il suo comportamento. Poi una volta ha perso la presa ed è caduto a testa in giù da circa un metro e mezzo. Poteva andargli peggio.

In altra occasione, un lavoratore teneva un tonno di circa 90 kilogrammi con 2 mani, una sul gancio in bocca e un’altra sulla pinna. Anche in questo caso i colleghi ammiravano la “forza” del lavoratore, queste esibizioni di forza si facevano spesso. All’epoca non sapevamo nulla del rischio associato a tali comportamenti.

"L'esempio è la più alta forma di insegnamento" G. Marchesi 

Qualche anno fa, durante un corso dirigenti in una grande falegnameria, avevano appena ridipinto il percorso pedonale. Si vedeva benissimo, colore giallo canarino. Camminando verso la mensa, l’RSPP vede il proprietario e Datore di lavoro dell’azienda, di circa 80 anni e me lo presenta.

Dopodiché il Datore di lavoro si avvia verso la mensa camminando al di fuori del percorso pedonale, ove possono circolare i muletti. Classico esempio di leadership negativa, che comunica a tutta l’azienda, che tutto sommato non serve camminare nel percorso pedonale. Se lo fa lui lo possono fare anche gli altri.

Lo stesso accade quando, in una azienda con regole molto rigide per l’accesso degli esterni in area produttiva, il commerciale fa il giro dello stabilimento con alcuni dei potenziali clienti, senza DPI e senza il rispetto delle regole che valgono per gli altri. Il messaggio qui è chiaro: la sicurezza vale per gli altri, non per noi che siamo al di sopra di queste stupide regole.

In conclusione...

Il problema è la totale ignoranza di come funziona il comportamento umano e gli effetti del nostro comportamento sugli altri. Anche i manager di tutti i livelli, che dovrebbero gestire persone, quasi sempre non conoscono le basi della scienza che ha studiato il comportamento umano e che ha spiegato come metterlo sotto controllo. L’interazione tra persone è fondamentale. La percezione comune, ad esempio l’effetto delle punizioni, non coincide con le scoperte scientifiche.

Manca la consapevolezza dell’impatto di quello che facciamo (o non facciamo) e di quello che diciamo, sugli altri.

Spesso siamo noi ad aumentare la frequenza dei comportamenti a rischio dei lavoratori, senza saperlo, anche se il nostro obiettivo è quello di ridurre gli infortuni.

Come detto spesso, slogan (come infortuni zero, Safety First ecc.), documenti burocratici, la definizione di obiettivi irrealistici, non portano a risultati efficaci, se le persone chiave di una azienda, non conoscono nulla del comportamento umano e delle dinamiche che ci sono sotto.

Suggerisco qualche intervento formativo ai manager e la lettura di qualche libro.

Il più bello di tutti è quello di Aubrey Daniels “Performance Management”, edito da ADI (Aubrey Daniels International).

Più modestamente suggerisco anche il mio libro “La gestione dei comportamenti di sicurezza e il protocollo B-BS”, edito da EPC, che si trova in tutte le librerie on line.

La gestione dei comportamenti di sicurezza e il protocollo B-BS Libro edito da EPC

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