Pubblicato il 03 Aprile 2023

Valutazione del rischio amianto: gestione dei suoli contaminati da amianto di origine antropica

Valutazione del rischio amianto: gestione dei suoli contaminati da amianto di origine antropica

Quali sono le criticità e i rischi per i lavoratori che sono impiegati nella bonifica di terreni contaminati da amianto?

Le possibili soluzioni sono state raccolte nel documento stilato dal dipartimento Innovazioni Tecnologiche e Sicurezza degli Impianti, prodotti e insediamenti antropici (DIT) di Inail; "Gestione in sicurezza di suoli contaminati da amianto di origine antropica".

La ricerca fornisce linee guida e procedure operative per la gestione del rischio amianto presente nel suolo, sottosuolo o nei materiali di riporto, la formazione degli addetti e le procedure di bonifica.

Innanzitutto le operazioni di bonifica, sottolinea il report, richiedono competenze e una formazione specifica dei lavoratori, il rispetto dei valori limite di esposizione, iter autorizzativi per le attività di manutenzione e rimozione dei materiali contenenti amianto.

Una corretta gestione del rischio amianto dovrà, inoltre, rispettare le norme a tutela dell’ambiente (aria, acqua, suolo).

Inail nella sua ricerca stabilisce infine criteri omogenei di intervento a livello nazionale che possono portare alla diminuzione del numero di infortuni e malattie professionali, all’aumento della produttività e dell’efficienza degli interventi e alla riduzione delle tempistiche esecutive.

Il DPR 120/2017

La prima criticità nella gestione del rischio amianto per quanto riguarda suoli e terreni deriva da una vacanza normativa, poiché il DPR 120/2017 non indica il numero significativo di campioni da rilevare e analizzare per la caratterizzazione del suolo/sottosuolo o terreno contaminato.

Il numero di campioni dev’essere infatti determinata in base al sito. In fase di caratterizzazione si riscontra anche la difficoltà dovuta alla volatilità e alla invisibilità dell’agente cancerogeno amianto, dovranno essere adottate anche in questo caso misure di prevenzione e protezione per salvaguardare la salute degli addetti e tutelare gli ambienti limitrofi all’area di intervento.

L’analisi dell’amianto

La caratterizzazione del suolo viene eseguita seguendo schemi diversi in base al sito, talvolta a griglia o random, a seconda della storia e della contaminazione presunta del sito, oltretutto è quasi impossibile determinare a priori la quantità di tonnellate di RCA che verranno raccolte per tipologia di rifiuto durante le attività di rifiuto.

Il documento INAIL inoltre sostiene che esistono delle “difficoltà di effettuare determinazioni analitiche esaustive” in campo e in laboratorio. Il D.lgs 152/2006 prescrive che l’analisi dell’amianto debba essere eseguita con Spettroscopia Infrarosso in Trasformata di Fourier (FTIR) e/o della Diffrazione a Raggi X (DRX) e stabilisce 1.000 mg/kg come valore limite, pari allo 0,1% in peso

Gli strumenti commerciali rilavano limiti di rilevabilità in peso di molto superiori, per questo è difficile determinare la quantità di amianto presente in basse concentrazioni nei suoli. Non essendo definito uno standard unico e attendibile, dal 2006 sono state elaborate diverse procedure di laboratorio e in molti casi, in via cautelativa, sono state applicate ulteriori tecniche di analisi con la conseguenza che sono aumentati i costi e si sono allungati i tempi di elaborazione.

Le difficoltà nella gestione di suoli contaminati: la procedura proposta

Il documento propone alla comunità scientifica e laboratoristica una procedura alternativa, con l’obiettivo finale di presentarla al legislatore.

Viene specificato che le indicazioni formulate si applicano alle attività di bonifica autorizzate a seguito di un Progetto Operativo di Bonifica (POB) di siti già caratterizzati nei quali sia emersa la presenza di materiali contenenti amianto di origine antropica.

Viene specificato inoltre che il procedimento generale dovrà essere applicato alla situazione sito-specifica, sentiti anche gli Organi di Vigilanza competenti per territorio.

La procedura si riferisce a tre scenari con grado di rischio decrescente.

Qui la sintesi:

  • Presenza di amianto in matrice friabile (concentrazioni di amianto nel suolo superiori allo 0.1% o allo 0,01% in peso) si adotteranno le procedure di messa in sicurezza/bonifica indicate dai d.m. 06/09/1994 e 14/5/1996 e quelle illustrate nel capitolo 4.1 del documento, che risultano in linea con il d.lgs 81/08.

  • Nel caso si riscontri una significativa presenza di MCA in matrice compatta “sia integri che in frammenti di dimensioni variabili, riconoscibili a vista in quantitativi tali da ritenere le concentrazioni di amianto nel suolo indagato superiori ai Valori limite indicati rispettivamente dal d.lgs. 152/2006 (terreni da bonificare) e d.m. 46/2019 (terreni agricoli), si adotteranno le consolidate procedure di messa in sicurezza/bonifica indicate dai d.m. 06/09/1994 e 14/5/1996, procedendo analogamente a quanto sopra, ad adottare le misure di sicurezza per i lavoratori riportate nel successivo Capitolo 4.1, che risultano in linea con quanto indicato dal d.lgs. 81/2008”. 

  • Nel caso si riscontri in uno o più lotti una presenza di MCA in matrice compatta tale da non rappresentare presumibilmente il valore limite indicato nel d.lgs 152/2006 si rilevano le problematiche analitiche sopra menzionate. Il documento indica l’ iter nel capitolo 3, con esse alcune flow chart per le attività  

 

Lisa Servizi offre consulenza rispetto alla valutazione del rischio amianto e un corso specifico per responsabili gestione amianto ai sensi del DM 6/9/94.

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