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Pubblicato il 12 Aprile, 2022

Summit HSE “La riduzione degli infortuni”: sogno o realtà? 

Un commento sugli obiettivi del manifesto del Summit HSE di Ing. Riccardo Borghetto, Behavior Division Director, Lisa Servizi srl

Ho letto il manifesto dell’HSE Summit di alcune associazioni che operano in ambito HSE che si è tenuto recentemente a Roma per la riduzione degli infortuni in ambito salute e sicurezza sul lavoro.

La prima riflessione è che il numero degli infortuni mortali sul lavoro sul lavoro è lo stesso del 2007, l’anno che ha preceduto il testo unico sicurezza, nonostante quasi tutte le aziende che conosco di una certa dimensione, si pongono l’obiettivo infortuni zero.

Le statistiche 2022 sono pessime: 121.994 infortuni sul lavoro di cui 114 mortali che nel confronto con il primo bimestre 2021, rappresentano un incremento del 47,6% nel primo caso, e del 9,6% nel secondo. Altro che obiettivo infortuni zero.

Summit HSE "La riduzione degli infortuni" - sogno o realtà? 

Un dato che non si riesce mai ad avere dalle istituzioni, e soprattutto dall’Inail che raccoglie i dati degli infortuni, sono i tassi di infortunio. Tutti gli obiettivi (come l’obiettivo di ridurre gli infortuni del 50%) sono sul numero assoluto degli infortuni, il che non ha molto senso. Durante la pandemia, con le chiusure abbiamo avuto un notevole calo negli infortuni sul lavoro diversi dal Covid. Se entriamo in una economia di guerra va a finire che centriamo l’obiettivo semplicemente non lavorando.

Dal 2007 ad oggi abbiamo la stessa quantità di morti, nonostante l’ingente profusione di norme, circolari, interpelli, dibattiti, scioperi, auspici, tavoli ed altre attività più o meno inutili. Senza contare il fiume di denaro investito e speso dalle aziende per mantenere tutto il sistema prevenzionale, dalle consulenze, ai software, alla formazione, alle certificazioni ecc.

Se si trattasse dei risultati economici di una azienda, probabilmente il consiglio di amministrazione verrebbe cacciato. E invece in Italia, a fronte di un tale disastro, le istituzioni che presidiano la salute e sicurezza sul lavoro, sono governate con le stesse logiche, le leggi continuano sempre nella stessa inutile direzione (con l’eccezione della vigilanza dei preposti su cui mi sono già espresso positivamente e su cui potete leggere un approfondimento nell’articolo di Lisa Servizi “Le 3 vigilanze del preposto sicurezza“).

Ma vediamo quali sono le 3 proposte emerse nel corso del summit HSE.

  1. Semplificazione degli adempimenti cartacei e documentali:La convinzione è che la prevenzione sia più facilmente applicabile in modo efficace riducendo la carta e aumentando la sicurezza”. E’ la riproposizione dello slogan intelligente “meno carta più sicurezza” inventato molti anni fa da Paolo Simionati, che ho subito sostenuto come concetto, poi sostenuto anche da Aifos e altre associazioni. In realtà il tema della semplificazione in ambito salute e sicurezza non è per nulla nuovo. Qualcuno forse si ricorda il “decreto del Fare” del Governo Renzi (legge 98/2013), che all’articolo 32 recitava “Semplificazione di adempimenti formali in materia di lavoro”. Dobbiamo prendere atto che l’Italia ogni volta che tenta di semplificare qualcosa in realtà la complica. Mantiene la mole documentale ma ci mette delle eccezioni. Ci sono alcuni concetti di base che secondo me sono sbagliati come quello di pensare che la stesura di documenti complessi come “la valutazione di tutti i rischi”, consenta prevenzione. Se vi è stata riduzione degli infortuni non mortali in questi anni è dovuta prevalentemente allo sviluppo della tecnologia delle macchine/attrezzature e dei DPI, e dell’aumento della consapevolezza ottenuta tramite formazione/addestramento. Se continuiamo a mantenere l’impianto normativo originale, tagliando 10 commi non cambierà nulla. Serve potare molto di più e indirizzare le energie e risorse economiche altrove. Gli incidenti mortali non calano. Le principali cause sono sempre le stesse da anni (caduta dall’alto, spazi confinati, lavori elettrici o contatto con linee in tensione, manomissione di macchine, incidenti stradali, ecc.). Piuttosto che preoccuparci di “tutti i rischi”, forse sarebbe meglio, per qualche anno, concentrarci sui primi 10 che causano infortuni mortali e concentrare investimenti, vigilanza, formazione ecc. solo su questi punti.

  2.  La seconda proposta emersa nel Summit HSE è la Valorizzazione della formazione e dell’addestramento, per diminuire l’incidenza, in costante aumento, degli infortuni sul lavoro dovuti a comportamenti imprudenti (o ad eccessi di con­fidenza) da parte dei lavoratori, anche per mezzo della formazione esperienziale, della progetta­zione innovativa della formazione e dell’utilizzo di testimonianze di lavoratori infortunati, valoriz­zando così al massimo l’empatia del processo formativo.“ qui continuiamo con un errore di fondo, quello di pensare che la formazione e addestramento, possa da sola governare il comportamento dei lavoratori. Il comportamento a rischio dei lavoratori deriva, quasi sempre, da scelta organizzative, non da carenza di formazione. Inoltre finchè il comportamento non viene misurato (come fa ad es. la Behavior Based Safety ) non sapremo mai se siamo messi bene o male. Una formazione di impatto come quella delle testimonianze dei lavoratori infortunati, produce effetti solo di brevissimo termine.  Dopo un mese non te lo ricordi più e ti comporti in base alle conseguenze organizzative che operano giornalmente. Personalmente lo ritengo molto ideologico e poco efficace. Per quanto attiene “enfatizzare il valore della prevenzione nelle scuole”, ammesso che possa essere utile per modificare il comportamento dei lavoratori (di cui ho già detto al punto precedente) rimane il fatto che se parti dalla scuola, prima che si arrivi al lavoro passano anni. A noi servono strumenti immediati, non futuri.

  3. La terza proposta è “l’individuazione e finanziamento di strumenti di tipo premiale, anche a favore di imprese vir­tuose, che incentivino la promozione e la corretta attuazione di misure volte a tutelare salute e sicurezza sul lavoro…. un credito d’imposta, nella misura del 50%, sui costi sostenuti per attività di prevenzione, formazio­ne, informazione e addestramento, nonché di consulenza, di medicina del lavoro e in relazione a quei costi imputabili all’adeguamento dell’azienda al DLgs 81 08.” Su questo punto vedo molti problemi applicativi. Abbiamo già visto cosa è successo con il superbonus 110%. Quando i soldi sono facili, uno ci mette dentro tutto e si fa spesare anche voci che non sono quelle che la legge voleva incentivare. Quindi servono sistemi di controllo molto efficaci. Si potrebbe finanziare voci simili a quelle del bando ISI, ma senza le procedure del click day.

Summit HSE "La riduzione degli infortuni" sogno o realtà? 

Puoi scaricare il manifesto HSE Summit “La riduzione degli infortuni” da questa pagina:

Manifesto HSE Summit 2022 “La riduzione degli infortuni”

 

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Summit HSE “La riduzione degli infortuni”: sogno o realtà? 

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